Ci sono stati e tuttora ci sono musicisti straordinari che non sanno neanche leggere la musica, perché allora studiare addirittura l’armonia funzionale?
È vero pare che Jimy Henrix o Pavarotti non conoscessero il pentagramma ed è quindi giusto porsi la fatidica domanda, per essere un musicista bisogna conoscere la musica?
In effetti il fatto di conoscere i principi che regolano il funzionamento armonico di una canzone o di un brano strumentale non sono strettamente necessari alla sua esecuzione: possiamo suonare benissimo anche senza sapere quello che stiamo facendo dal punto di vista armonico.
La musica è un linguaggio e pertanto, esattamente come accade per il linguaggio verbale, non è affatto necessario conoscere la grammatica o l’analisi logica, per potersi esprimere.
Tutti quanti abbiamo imparato la nostra lingua madre per imitazione, nell’ambito del rapporto affettivo con i nostri genitori e con le persone a noi più vicine nei primissimi anni della nostra vita. Comprendere questo concetto è fondamentale nell’apprendimento delle abilità musicali.
Detto questo, è anche vero però che, se si desidera utilizzare il linguaggio verbale per scopi più raffinati di una forma di comunicazione elementare, la conoscenza della grammatica e della sintassi diventa necessaria: un bambino non ha per niente bisogno di conoscere l’analisi del periodo per chiedere alla mamma di prendergli un gelato ma per chi volesse scrivere un romanzo, una poesia o parlare a una conferenza di un qualsiasi argomento, conoscere a fondo le regole della lingua diventa fondamentale.
Il linguaggio verbale, oltre a permetterci di comunicare, è anche uno strumento del pensiero; le parole infatti sono suoni che evocano specifici pensieri e di conseguenza a una maggiore competenza linguistica corrisponde una superiore capacità di articolare il pensiero.
Tutto ciò vale anche per la musica: possiamo suonare senza avere la minima idea dei principi che fanno funzionare le nostre melodie o successioni di accordi, ma se vogliamo essere dei musicisti la conoscenza dell’armonia diventa preziosa, non solo perché possiamo fare musica con maggiore consapevolezza ma anche perché queste conoscenze possono arricchire il nostro pensiero musicale.
Così come per un poeta conoscere la differenza tra una metafora e una similitudine può fare la differenza allo stesso modo per un musicista conoscere la differenza tra una cadenza plagale e una perfetta, o tra una modulazione transitoria e una quasi tonale, può condurlo a esprimersi musicalmente in modo più ricco e articolato.
L’armonia funzionale è uno strumento importante per il musicista perché, oltre a farci comprendere la logica armonica dei brani, ha molte applicazioni pratiche:
- Serve a memorizzare gli accordi di un brano.
- Serve a trasportare un brano o una sequenza di accordi in un’altra tonalità, cosa molto utile quando si accompagna una/un cantante o uno strumento solista.
- Serve a individuare i centri tonali presenti in un brano, le eventuali modulazioni e gli accordi cromatici, cioè che contengono note estranee alla tonalità d’impianto (quella principale del brano) fornendoci precise indicazioni sulle scale da utilizzare nell’improvvisazione.
- Serve a correggere spartiti che contengono errori, come spesso accade quando cerchiamo gli accordi di un brano su internet.
Dunque torniamo alla domanda iniziale, ricordi?
“Ci sono stati e tuttora ci sono musicisti straordinari che non sanno neanche leggere la musica, perché allora io dovrei studiare l’armonia funzionale?”
A questo proposito penso che le risposte giuste possano arrivare solo dalle domande giuste e non credo che questa domanda lo sia.
Forse la domanda giusta potrebbe essere:
Chissà che musica avrebbe potuto inventare un genio come Jimy Hendrix, se avesse conosciuto l’armonia funzionale?
Stay in tune!
Manuel Consigli